Testata

Paolo Barnard n. 01




(cit.)

“Il pensiero/azione indipendenti vengono ostacolati fin dalla più giovane età, e a questo si aggiungono da una parte la sistematica distruzione dell’autostima che viene inflitta lungo tutto il percorso scolastico, e dall’altra l’ansia di conformarsi al pensiero dominante del gruppo per essere accettati; uniti, questi elementi portano molto spesso a non osare più alcuna forma di pensiero o azione indipendenti. Non si è più in grado di pensare da sé, si pensa per blocchi preconfezionati da altri (e qui gli esempi si sprecano), né si sa agire senza il sostegno di un gruppo”.

[ Paolo Barnard ]

Pensare “in proprio” è fatica

L'amico Dario Collina mi spinge due link a siti che contengono materiale testuale e/o video di Paolo Barnard : già giornalista Rai e di “Report”, oggi guru della controinformazione e del movimento neo-global.
Termine descrittivo che senz'altro non gli garba - critica Beppe Grillo (ed altri) in quanto organici e funzionali al Sistema - e tuttavia ... nel suo “Per un mondo migliore - Affinché Porto Alegre non segni la partenza di un viaggio nel nulla”, azzarda :

“Chiamiamo chiunque si riconosca nei valori del Movimento per la Pace e per la Giustizia Globale a :

FARSI CARICO DEI PROPRI TALENTI, NON IMPORTA SE MOLTI O POCHI, CON PARI DIGNITA' RISPETTO A CHIUNQUE ALTRO

FARSI CARICO DELLE PROPRIE RESPONSABILITA', SENZA SCARICARE LE COLPE SOLO SUI POTENTI

ACCETTARE DI PAGARE OGNI PREZZO LUNGO LA STRADA PER UN MONDO MIGLIORE

CREARE CONSENSO FRA LA GENTE SUI VALORI COMUNI E SU QUEI PREZZI DA PAGARE”.

P. B. comunica come un guru ?

(secondo me, la risposta è affermativa).

Uno sguardo “terzo” = uno sguardo “dentro”

Gli dò atto di avere prodotto uno sforzo ben costruito per porsi fuori dal coro delle pecore belanti, e con una certa brillantezza giudica il movimento dei social forum in terza persona.
Concordo con alcuni punti :

1) l'analisi schietta di un minoritarismo fitto di ideali (che non si mangiano) e destinato a perdere perchè non ha l'onestà intellettuale di ammettere che l'Impero siamo noi, con il nostro stile di vita ed i nostri consumi : l'Impero lavora per noi - noi lo finanziamo - l'Impero siamo noi.
Un'autocritica razionale e coerente del nostro status specifico di cittadini del Primo mondo dovrebbe essere parte integrata del movimento, primo passo del processo analitico-propositivo.
Ricondurre lo sguardo - che grazie alle tecnologie può anche spaziare sull'intero pianeta - alla soggettiva messa a fuoco.

2) La necessità di dare dimensione numerica all'importo procapite necessario per costruire davvero un Altro mondo (se vi fosse la volontà politica e finanziaria, o se il movimento neo-global avesse la forza di piegare i Governi e le multinazionali alla propria prospettiva e al proprio insieme di valori) e a quali beni noi occidentali dovremmo rinunciare.
Torniamo quindi al problema dei numeri gretti che non ci sono (guardate i miei post sulle ong ad Haiti) e quindi si finisce col vendere fumo.
Come tutti gli altri attori sulla scena politica, senza distinguo nei risultati finali.
Ovvio che la casalinga e l'operaio diffidino di tali proposte.

3) la distanza tra i poveri e i ricchi del mondo non è solo economica ma anche culturale : il vizio di forma tipico dei sindacati e dei movimenti occidentali sta nell'applicare schemi di casa nostra a realtà produttive affatto diverse e che sopravvivono grazie al prezzo basso della manodopera. L'incapacità di guardare gli altri, che sono i poveri ma anche i conservatori di casa nostra : a questi bisogna parlare, se si vuole vincere la partita.
Ma troppo spesso la nicchia della Sinistra ha un atteggiamento di spocchiosa superiorità sulla gente semplice che vota chi - a parole - promette la difesa del benessere guadagnato con la dura fatica del lavoro.
E non con le chiacchiere da salotto radical-chic.

...

Questo sforzo critico complessivo di P. B. è apprezzabile massimamente in un Paese come il nostro, in cui sono stati prodotti e confezionati in veste politico-mediatica i Berlusconi e i Di Pietro (ad esempio) per soddisfare un dualismo ottuso ch'è benedetto anche da chi la testa ce l'ha ... contro chi non è allineato e non partecipa alla festa dei tarallucci inzuppati nel vino.
Mi ritrovo nei concetti espressi dal guru de' noartri, avendo io scritto le stesse cose più volte negli anni (e ricevendo parecchi insulti dai poveretti di Sinistra).

Uscita dai binari pragmatici (surrealtà)

Fino al capitolo sugli “arnesi” pratici da usare nella comunicazione, sono d'accordo.
Ed è in quest'ultimo che P. B. cade e diventa contradditorio, perchè auspica l'utilizzo delle stesse tecniche “subliminali” di formattazione delle coscienze che sono usate dall'Impero (o Sistema) per sbloccare il libero pensiero individuale dei travet (la gente che non ha tempo materiale per informarsi ed accrescere la propria cultura, presa da lavoro - famiglia - bisogni primari).
E' un paradosso, una prospettiva impossibile nel mondo materiale, alla Escher : mi fai le lodi al libero pensiero individuale, eppoi mi vuoi condizionare la massa ?
Solo in partenza (dice lui) ... ma quand'anche fosse progettata nei modi più sofisticati, è già una formattazione (ulteriormente) massificante e rivolta ad esseri umani che vengono giudicati senza fisionomia intellettuale e morale.
Che superbia.
E chi dovrebbe decidere i modi e la misura di tale primo passo ?
Pare una buona idea per un romanzo cyberpunk o per il manifesto di una nuova religione, piuttosto che per un vademecum di lotta al Sistema.

Lo sblocco non può che essere customizzato per il singolo individuo, e torno al discorso (valido) dell'uno-a-uno o (al massimo) dei pochi-a-pochi. Un lavoro lunghissimo ma che - siccome le relazioni interpersonali connettono l'intero pianeta (coadiuvate dal web) - si può portare avanti.
Barnard più volte asserisce la necessità del porta-a-porta quotidiano (il dialogo - sempre faticoso - con coloro che conosciamo e sono dentro la nostra sfera relazionale : nel mondo materiale ed in quello virtuale, aggiungo io) ma poi vira alla lotta contro il Sistema usando le sue stesse tecniche : non se ne esce e si perde al 100%.
Come anch'egli subodora più di una volta.
E se più volte nello scritto usa il plurale (e definendo sè stesso come un attivista no-global o neo-global che dir si voglia) alla fine pare il solito guru che agogna la stanza dei bottoni, da cui è stato cacciato dopo una nota causa civile ed il conseguente divorzio professionale da Milena Gabanelli e mamma Rai.
S'è costruito il proprio piccolo feudo : come Beppe Grillo - Marco Travaglio - Gennaro Carotenuto - altri.

...

O sbaglio ?

La Centrale delle operazioni - Chiusura

Ritengo che il problema risieda in quei mass-media totalitari per intrinseca natura ... e che la televisione (in particolare) dovrebbe essere boicottata totalmente, in favore di internet : cyberspazio in cui 6 miliardi di esseri umani possono esprimere 6 miliardi di opinioni differenti ed entrare in contatto direttamente tra loro.
Anche questo, è porta-a-porta.
Il ricorso alla cosiddetta violenza è invece aberrato da P. B. - e sono sostanzialmente d'accordo - ma rompere il flusso informativo point-to-broad potrebbe anche meritare un'azione di forza fisica e/o digitale.
Il problema è la centrale delle operazioni : esiste e sempre esisterà una o (più probabilmente) più task force di economisti - intellettuali - politici - imprenditori che cercheranno di dominare il mondo attraverso il controllo centralizzato delle masse, il condizionamento delle coscienze.
E' bene che lo sappiano tutti e che tutti siano più sensibili tanto verso il mondo materiale, quanto quello delle idee in formato digitale.
E lo stesso Barnard, se avesse voluto essere coerente con sè stesso fino in fondo, avrebbe dovuto chiudere con queste parole : “Bene, adesso mi avete letto : cancellate questa pagina-web dal vostro pc e/o bruciate i fogli di carta (se l'avete stampata)”.

Comunque, questo lungo testo introduttivo al suo sito personale merita un'attenta lettura, per i notevoli nodi centrati.

Links

Paolo Barnard = sito ufficiale

Paolo Barnard = canale Youtube

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